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CARO PISAPIA, LA DOMENICA DI RIPOSO NON E’ UN DOGMA

marzo 12, 2012

«Noi abbiamo fatto la nostra parte con una delibera contro la liberalizzazione totale degli orari dei negozi, che il Tar ha bocciato, ma era un gesto che andava fatto. Quando ritornerà la forza della politica, potremo ancora tentare di modificare una legge ingiusta e non concepibile per uno stato democratico come il nostro. Oltre al diritto al lavoro, c’ è anche il diritto al riposo».

Così il sindaco di Milano Giuliano Pisapia al XXIX Congresso delle Acli di Milano Monza e Brianza. L’oggetto della polemica è la possibilità di lavorare di domenica, garantita dai recenti interventi legislativi del governo.

Il ragionamento di Pisapia, in questo in perfetta sintonia con il cardinale meneghino Angelo Scola, è il seguente: se ognuno riposa un giorno diverso, si perde il senso della giornata di festa collettiva. Le famiglie sono meno unite e lo sono anche le comunità nel loro complesso.

Scola e Pisapia non hanno tutti i torti, ma il loro approccio pare fortemente dogmatico.  Forse il punto è che le famiglie e le comunità sono già fortemente disgregate, quindi liberare la domenica dai lacci della burocrazia legislativa è una conseguenza di questa situazione, non un antefatto. Nella moderna società del XXI secolo i momenti per stare in famiglia forse non sono più tanto la messa e i pranzi domenicali, quanto la prima serata della settimana su cui ci si riesce a mettere d’accordo. Forse la passeggiata in centro o al parco non è più confinata in un giorno prestabilito, ma la si organizza via facebook o twitter un po’ all’ultimo, con chi ci sta e quando si può. In compenso sicuramente la domenica ci sono persone che, per i più svariati motivi, preferiscono lavorare: maggiore tranquillità, maggiori incassi, avere il giorno libero durante la settimana e via dicendo.

Non è una situazione dove il torto e la ragione si taglino con l’accetta, quando si parla di società e abitudini collettive la prudenza è d’obbligo. Questo vale a maggior ragione per un sindaco, che forse non dovrebbe essere così tranchant nei suoi giudizi. Anche perché se la direzione intrapresa è che possano esistere negozi aperti sempre, in base alla volontà del proprietario e per la gioia dei cittadini consumatori, arroccarsi nella difesa del riposo domenicale è un pessimo preludio a una lunga battaglia di retrovia che male calzerebbe a chi si definisce “progressista” e “di sinistra”.

Tommaso Canetta