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LA CGIL E’ DI DESTRA

marzo 21, 2012

Il “no” alla riforma del mercato del lavoro pronunciato da Susanna Camusso qualifica, oramai per l’ennesima volta, la Cgil come una forza conservatrice e di destra. E’ tale perché si oppone a una riforma che va nella direzione di ampliare la platea dei soggetti tutelati, anche se riduce il livello di tutela. Questo significa che chi era già tutelato, lo sarà un po’ meno. Chi non era tutelato per niente, finalmente smetterà di essere il figlio di un dio minore.

Non si dica che la Cgil teoricamente è favorevole a un’estensione del livello di tutela precedente alla totalità dei lavoratori, perché sarebbe come dire che la Cgil propone di risolvere i problemi dell’economia italiana con la pietra filosofale.

Non c’è niente di male nel rappresentare degli interessi particolari, sia chiaro. Quindi la Cgil ha tutto il diritto di portare avanti le istanze di chi è già inserito nel mondo del lavoro ed è ipertutelato dalla legislazione ancora vigente. Però spacciare questa posizione per “sinistra” è un grande inganno.

Non si può rimanere attaccati a un modello novecentesco in cui la maggior parte dei lavoratori “deboli” stava nei campi o nelle fabbriche, e chi tutelava loro era effettivamente di sinistra. Oggi il mondo del lavoro è cambiato. I soggetti deboli sono quei giovani (e non solo) che vengono sfruttati e quasi schiavizzati col precariato tutto flex e niente security, con le fine partite iva e via dicendo.

Tutelare i più deboli (che è l’aspetto qualificante della sinistra) oggi significa estendere a questi soggetti un po’ delle tutele da cui sono rimasti esclusi finora. Se il prezzo da pagare è un ragionevole abbassamento del livello di tutela generale da parte di chi è già protetto, non accettarlo significa essere “di destra”.

[Con l’esempio numerico è ancora più chiaro: ci sono 10 soggetti, 5 hanno 10 e 5 hanno 0. Il totale è 50, ma metà ha tutto e metà non ha niente. Un’ottica socialista vorrebbe che si passasse a 10 soggetti in cui tutti hanno 5. Voler mantenere la situazione di partenza è conservatorismo e per di più di destra, perché tende a tutelare chi già ha a discapito di chi non ha]

Nutrire dei dubbi sulla portata dei “motivi economici” è giusto. Non si può aprire un varco attraverso cui tutto può passare. Ma da qui a pronunciare un “no” duro alla riforma nel suo complesso (una riforma che molto dovrebbe fare anche in tema di finte partite iva, di abuso di contratti precari, di occupazione giovanile etc), dichiarando di voler iniziare una stagione di lotta e scioperi generali, ce ne passa. Passa esattamente la differenza tra essere una forza conservatrice di destra e una forza riformatrice di sinistra.

Tommaso Canetta